La rappresentazione in bilancio della titolarità di azioni proprie da parte della società emittente ha avuto una radicale riforma per effetto del decreto legislativo 139/2015.
Con la riforma varata dal Dlgs 139/2015, il legislatore ha inteso perseguire una rappresentazione più realistica del patrimonio sociale in caso di acquisto di azioni proprie. La società emittente viene così a essere titolare delle azioni emesse da sé medesima, drenando proprie risorse in funzione dell’acquisto del proprio capitale sociale.
Per evidenziare tale situazione, la riforma impone di non rilevare più nell’attivo le azioni proprie, ma di considerarle “a diretta riduzione del patrimonio netto” e di iscrivere nel passivo una riserva negativa a contro-bilanciamento del fatto che una parte delle riserve disponibili, viene impiegata per comprare le azioni proprie. Si evidenzia, inoltre come tali riserve restino iscritte al valore anteriore all’acquisto delle azioni proprie.
Con la riforma cambiano, dunque, le scritture contabili da effettuare. In sostanza rimanendo iscritte per il loro originario valore, le riserve disponibili per l’acquisto di azioni proprie vengono ad assumere il ruolo, di poste rettificative della riserva negativa azioni proprie. Con la conseguenza che esse, per la parte in cui svolgono questa funzione rettificativa, non sono disponibili per altri utilizzi: per la distribuzione di dividendi ai soci, per aumentare il capitale sociale a titolo gratuito, per permettere l’acquisto di ulteriori azioni proprie, per coprire eventuali perdite nonché per calcolare il limite quantitativo di emissione delle obbligazioni.
Questa nuova normativa, ai sensi dell’articolo 12, comma 1, Dlgs 139/2015 si applica ai bilanci relativi agli esercizi 2016, nonché ai bilanci che si chiudono nel corso del 2016, purché iniziati dal 1° gennaio 2016 in avanti per effetto di deliberazioni di anticipata chiusura dell’esercizio.