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Nuove regole dall’Unione Europea cambiano il sistema di gestione dell’Iva: un approfondito articolo de Il Sole 24 Ore NordEst riporta l’esperienza di Alessandro Rigillo Collizzolli, Dottore commercialista dello studio ComLegal.

Con le nuove regole sull’Iva aziende sempre più in affanno di Roberta Voltan

Fatture sbagliate in arrivo dall’estero, intere giornate di lavoro spese a dirimere problemi interpretativi, contenziosi aperti: le nuove norme in materia di territorialità dell’Iva sulle prestazioni di servizi – che per i soggetti passivi fissano il pagamento nel paese Ue del committente – rappresentano un grattacapo per molti imprenditori nordestini.
«Gli errori sono all’ordine del giorno, con il rischio di sanzioni dal 100 al 200% dell’imposta per un minimo di 258 euro», spiega Alessandro Rigillo Collizzolli, membro della commissione di studio sulle imposte indirette dell’ordine dei Dottori commercialisti di Padova e professionista dello studio ComLegal. A partire dall’anno scorso Rigillo Collizzolli ha tenuto incontri pubblici e seminari in azienda sul tema. Altri appuntamenti sono in programma in autunno. Un’esperienza che gli ha permesso di monitorare la situazione di 100 imnprese venete: «Il 90% ha avuto almeno un problema di questo tipo, il nodo più critico è rappresentato dalle partecipazioni alle fiere all’estero: in questo caso 8 fatture su 10 risultano sbagliate».
Se le novità in materia di tassazione dei servizi sono state introdotte a partire dal 2010 con il d.lgs. n.18/2010, le regole per la partecipazione a fiere, attività culturali e sportive sono cambiate solo dal 1 gennaio 2011. Fino all’anno scorso la tassazione veniva regolata sulla base del luogo di svolgimento della manifestazione, ora l’Iva ricade nel paese del committente se quest’ultimo è un soggetto passivo. Una situazione che interessa da vicino le imprese nordestine. «Siamo stati contattati da venti aziende che per questo motivo sono ora alle prese con problemi di fatturazione», spiega Stefano Domenichelli, responsabile del servizio fiscale credito e finanza di Confindustria Padova. La modifica dell’articolo 7 quinties del dpr 633/1972 entrata in vigore quest’anno ha subito sollevato problemi interpretativi tuttora irrisolti. Con esiti paradossali: «Alcune imprese sono state costrette a pagare l’Iva due volte sulla stessa prestazione», aggiunge Domenichelli.
Una conferma arriva da Confindustria Venezia: gli uffici tecnici sono stati raggiunti da numerose segnalazioni. La nuova modifica normativa recepisce una direttiva comunitaria la cui applicazione viene regolata in modo diverso da Paese a Paese. Nell’articolo in questione si fa una distinzione fra i servizi fieristici e culturali e le prestazioni per l’accesso alle fiere, ma non è ancora stato chiarito cosa il legislatore intenda con questi due trmini. Così se la Germania adotta il criterio del committente solo nel caso di acquisto di spazi fieristici combinato ad altri tre servizi, in Italia non è stata adottata un’interpretazione ufficiale. Con il risultato che le imprese si trovano a ricevere, dalla Germania o dalla Francia, fatture con l’Iva caricata per poi dover a propria volta auto-fatturare. Un assillo con cui fanno i conti anche gli atenei veneti: risulta difficile regolare il pagamento della partecipazione di docenti a seminari e corsi all’estero.
Per quanto riguarda la tassazione degli altri tipi di servizi, che presentano meno problemi interpretativi, a distanza di più di un anno le novità normative sembrano non essere ancora digerite: «Dall’estero – spiega Rigillo – arrivano in continuazione fatture sbagliate con l’Iva già caricata. Abbiamo raccolto casi di tutti i tipi: ci sono aziende friulane del settore del mobile che si avvalgono di imprese estere per il montaggio alle prese con questo problema, anche con i fornitori spagnoli gli errori sono all’ordine del giorno. E a commettere errori non sono solo piccole imprese, ma anche grandi gruppi multinazionali». Spesso per risolvere il problema si corre il rischio di incappare in sanzioni: «Ci sono imprenditori che hanno pagato la fattura sbagliata per poi detrarre l’Iva: un comportamento assolutamente da evitare». 

Da Il Sole 24 Ore NordEst del 20 luglio 2011, p. 10.

 

L’articolo de Il Sole 24 Ore NordEst